giovedì 13 febbraio 2014

Corte Costituzionale: la Fini-Giovanardi è illegittima. Farina: ora parlamento approvi nuova legge per consumo terapeutico e ricreativo

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della legge Fini-Giovanardi, nella parte in cui equipara le droghe pesanti e quelle leggere. A giudizio della Consulta, la legge viola l’articolo 77 della Costituzione, che regola la conversione dei decreti legge. Dopo la bocciatura, rivive la legge Iervolino-Vassalli.
“La bocciatura da parte della Corte Costituzionale della legge Fini-Giovanardi è una grande emozione nel solco del vento della legalizzazione che soffia in molte parti del mondo, a partire dagli Stati Uniti d’America”.  Lo afferma il capogruppo Sel in Commissione Giustizia on. Daniele Farina, relatore delle proposte di legge di modifica del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza e primo firmatario della proposta di legge di Sel sulla regolamentazione della coltivazione domestica della cannabis presentata nel giugno del 2013.
“Aspettiamo di leggere le motivazioni della Consulta, prosegue l’esponente di Sel, ma è evidente che la sentenza di oggi avrà delle positive ricadute sul nostro sistema carcerario, già sotto pressione per via del sovraffollamento.  In 8 anni la legge Fini-Giovanardi non ha ottenuto nessun risultato apprezzabile né dal lato della lotta al crimine organizzato e né in direzione della prevenzione del consumo.  Nel mondo, conclude l’on. Farina, la tendenza è legalizzare il consumo e la vendita, sia per fini terapeutici che ricreativi. L’Italia non perda anche questo treno e si approvi al più presto la modifica del Testo Unico sugli stupefacenti che, anche nella rivivente Jervolino-Vassalli, appare totalmente inadeguato. E’ possibile ora varare una normativa di reale contrasto al narcotraffico e alle organizzazioni criminali e non, come avvenuto in questi ultimi otto anni, avvantaggiarle con una legge palesemente sbagliata”.
Contattato immediatamente dall’Adnkronos, il senatore di Ncd Carlo Giovanardi ha detto di non aver “nessun commento finché non vedo, con i nostri consulenti giuridici, cosa la Consulta ha cassato esattamente”.
Per Giovanni Serpelloni, capo Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, è necessario rispettare la decisione della Corte “ma bisognerà anche comprendere quali saranno le ricadute in termini di programmazione e gli impatti sanitari sulla salute pubblica di un ritorno al passato di questo tipo”. E aggiunge: “La legge Iervolino-Vassalli è stata fatta in un periodo in cui c’erano certi tipi di droga che non esistono praticamente più, in cui la percentuale di Thc nella cannabis era del 5% mentre ora siamo arrivati fino al 55%”.
Nella nota della Consulta, si legge, “l’illegittimità costituzionale” è stata dichiarata “per violazione dell’art. 77, secondo comma, della Costituzione, che regola la procedura di conversione dei decreti-legge, degli artt. 4-bis e 4-vicies ter del d.l. 30 dicembre 2005, n. 272, come convertito con modificazioni dall’art. 1 della legge 21 febbraio 2006, n. 49, così rimuovendo le modifiche apportate con le norme dichiarate illegittime agli articoli 73, 13 e 14 del d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (Testo unico in materia di stupefacenti)”.
La decisione della Consulta avrà effetto, secondo le prime stime, su circa 10mila detenuti. Questa la previsione ribadita oggi dal presidente della «società della ragione», Stefano Anastasia, che già martedì, al termine dell’udienza pubblica alla Corte, aveva rilevato che la platea di detenuti interessati era di circa 10mila persone, tra detenuti in attesa di giudizio e condannati in via definitiva. Questi ultimi, in particolare, potranno chiedere un incidente di esecuzione per la rideterminazione della pena.

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